sabato 24 gennaio 2009

Covocazione Consiglio Comunale per il 28 gennaio.

Il Consiglio comunale è convocato, in sessione ordinaria, in prima convocazione, mercoledì 28 gennaio con inizio alle ore 9.30 ed in seconda convocazione giovedì 29 gennaio con inizio alle ore 9.30 per discutere i seguenti argomenti:
1. Comunicazioni del Presidente.
2. Interrogazioni e raccomandazioni.
3. Approvazione verbali sedute consiliari del 27 e 28 novembre 2008.
4. Aliquote e detrazioni ICI – Provvedimenti.
5. Approvazione piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari da allegare al bilancio annuale di previsione per l’esercizio finanziario 2009 – art. 58 D.L. n. 112/2008.
6. Costituzione società patrimoniale art. 84 della legge 27.12.2002 n. 289.
7. Approvazione piano triennale OO.PP. 2009/2011 ed elenco annuale 2009.
8. Approvazione bilancio di previsione per l’esercizio 2009 ed allegati.
9. Approvazione relazione sugli obiettivi strategici in materia culturale e turistica da realizzare nell’anno 2009.
10. Integrazione delibera consiliare n. 66 del 27.11.2008 “Proposta di modifica art. 9 del vigente regolamento per la disciplina dei contratti”.
11. Chiesa di S. Maria di Costantinopoli detta “del Monte” – Donazione alla Curia.12. Nomina componenti C.d.A. Opera pia Mons. Filippo Genovese (sostituzione).

domenica 18 gennaio 2009

Il Partito Democratico per il futuro di Napoli.

Lunedì 19 gennaio, alle ore 18.00, presso il Centro Congressi - Teatro Mediterraneo della Mostra d'Oltremare, il Segretario Nazionale del Pd Walter Veltroni e il Commissario del PD Napoli Enrico Morando parteciperanno all'incontro "Il Partito Democratico per il futuro di Napoli".

domenica 11 gennaio 2009

Ecco il partito fai da te di Bassolino senza il Pd

di Angelo Carotenuto.
Due documenti raccontano la steppa che da oggi Morando trova dinanzi a sé. Undici dicembre: otto assessori provinciali definiscono «strana e sbagliata» l´indicazione di Veltroni su primarie da tenere per individuare il futuro candidato presidente. Scrivono che «il Pd non può comportarsi in maniera autosufficiente». Solo che loro sono tutti del Pd. Otto gennaio: nove parlamentari democratici riconoscono a Nicolais, dimissionario dalla guida del partito provinciale, «l´impegno serio, coerente e lineare profuso nel tentativo di concorrere alla risoluzione positiva della complessa e prolungata crisi amministrativa al Comune di Napoli». È la solidarietà nello scontro col sindaco Iervolino.Due documenti in 28 giorni disegnano l´epilogo di 15 anni. In mezzo c´è il solco insanabile che separa il partito del governo dal partito del voto d´opinione, il Pd degli amministratori dal Pd del segretario, il «passo dopo passo» dal «si può fare», quello che chiamano "bassolinismo" da quello che chiamano "rinnovamento". È il solco sul quale da oggi cammina Morando, commissario a Napoli con alcuni obiettivi precisi e immediati: lanciare le primarie per la Provincia, scrivere le liste per le elezioni di giugno, poi preparare il Pd alle battaglie per Regione e Comune. Tocca a lui tracciare il percorso che Nicolais ha lasciato, incrociando le proprie scelte con quello che Il Sole 24 Ore ieri ha chiamato il "partito fai da te", cioè l´ala del governatore che resiste e che starebbe progettando di gettare in campo una candidatura autonoma per il Comune, sul modello seguito a Salerno dal rivale di sempre Enzo De Luca. Un´ala bella larga, che tiene dentro una fetta di Rifondazione, a sua volta alle prese con una scissione alle porte, e Silvio Berlusconi. Quattro milioni, 265 mila e 118. Sono le persone che hanno sostenuto Antonio Bassolino durante la sua scalata da commissario del Pds ai vertici delle istituzioni campane. Dai 300.964 voti napoletani del ï''93 per Palazzo San Giacomo, al milione 896 mila e 664 per il bis del 2005 a Santa Lucia. Quattro milioni di voti in 15 anni. Quindicimila milioni di euro oggi, quelli dei fondi Ue, che pure c´entrano qualcosa nel braccio di ferro in corso sul potere di domani. Il rinvio dell´uscita di scena del governatore, inizialmente vincolata alla conclusione dell´emergenza rifiuti, conduce lì: alla necessità di scrivere le linee guida di spesa 2007-2013.
Le ultime parole di Antonio Bassolino, alla vigilia dell´arrivo di Morando, descrivono proprio la «sfida impegnativa per lo sviluppo economico, per la differenziata, per la qualità dei servizi e per migliorare la vita quotidiana della città». La sfida di chi? Quella delle istituzioni, per le quali il governatore chiede «la giusta autonomia» dai partiti, Pd compreso, sollecitato a lavorare «per crescere e radicarsi». Gli amministratori e il partito. In mezzo il solco. Come del resto già si leggeva a dicembre nel documento degli 8 assessori provinciali, democratici sì, ma più propensi a spendersi per una candidatura-bis dell´uscente Di Palma (verde, ex assessore comunale con Bassolino, uno dei suoi fedelissimi), che per la proposta di primarie giunta da Veltroni.Una «giusta autonomia» che viene giudicata improvvisa e inedita da Paolo Donadio, ricercatore alla facoltà di Economia della Federico II, autore della monografia "Il partito globale, la nuova lingua del neolaburismo britannico" (Franco Angeli, 2005). Dov´era quest´esigenza, si chiede in sostanza Donadio, quando il consenso intorno a Bassolino era diverso? «L´amalgama», dice, «non poteva riuscire. L´attuale scontro tra centro e periferia, tra partito e amministrazioni locali, rappresenta il segno di un compromesso "genetico" di potere che non poteva dare frutti diversi. Nel Pd, a quanto pare, la definizione in termini identitari di cosa si muove all´esterno del palazzo è sistematicamente evitata. Il Pd si sta arrovellando su come ricollocare tatticamente il proprio apparato di potere - alleanze, accordi con la maggioranza, appartenenza a gruppi diversi - spacciando tale operazione per costruzione identitaria, piuttosto che sforzarsi di definire la società. La questione morale doveva essere elemento di strutturazione concreta del nuovo, invece si è rivelata un problema inatteso e scomodo. Eppure, a livello locale, la sfida del Pd potrebbe costituire la novità realmente politica: la parola territorio può declinare in nuova prassi, in approccio liberale».
La parola territorio, invece, pare sinonimo di Bassolino e dei suoi rapporti. Antonio Marciano, assistente particolare del governatore a Santa Lucia, ricostruisce: «Il canale di comunicazione si è interrotto quando è parso che l´unico assillo di Roma fosse la cancellazione di una stagione politica. Se il partito destabilizza le istituzioni, la separazione rischia di diventare dato di fatto. Mi chiedo: non c´è un punto di ripartenza che può mettere insieme tutti? Qual è la differenza tra me e Nicolais nella visione delle emergenze? Bassolino e Iervolino hanno la giusta ansia di dare anche per il futuro una guida di centrosinistra a città e regione. Credo che debba essere la stessa ansia del partito». Ma due giorni fa Oliviero Diliberto (Pdci) l´ha chiamato «un sistema pre-giolittiano di arroganza e prepotenza che distrugge i partiti, fatto di compravendita di consiglieri». Salvatore Piccolo, il deputato pd che ha coordinato il documento di solidarietà per Nicolais, era presidente dc in Provincia vent´anni fa. Dice: «La disarticolazione tra chi governa e il partito, non c´è mai stata in questi termini. Non è più una situazione ordinaria. Così cresce il distacco con l´opinione pubblica e le ripercussioni cascano sul partito». Corrado Gabriele, assessore di Rifondazione nella giunta regionale contro l´indicazione del suo segretario nazionale Ferrero, dà la sua versione: «La distanza esiste. Perché noi amministratori ci occupiamo del reddito di cittadinanza e di garantire il tempo pieno nelle scuole, nel bene e nel male, mentre i partiti discutono di come schierarsi. Il Pd parla di nomi e di rinnovamento, non discute di cosa fare. Esiste un mondo romano che si occupa del Sud quando spuntano i rifiuti e i contratti di Romeo, ma che si defila se c´è da mettere il Mezzogiorno al primo posto. Vale per Pd e Pdl. Io penso sia il momento di fare le cose, non di sapere dove si sta».È "l´Italia del fare" di Berlusconi, il premier che a Napoli urla il nome di Gianni Lettieri per candidarlo al Comune, consapevole di non poter spendere quelli dei suoi dirigenti locali. Oppure è la lista dei "cacicchi" teorizzata da Claudio Velardi, definitivamente più bassoliniano che dalemiano. Concetti che si sfiorano e forse si incrociano, dentro la steppa che da oggi si spalanca dinanzi a Morando.

domenica 4 gennaio 2009

Gaza: e leggerò domani sui vostri giornali

(Lettera di Mustafa Barghouthi)


Ramallah, 27 dicembre 2008.
E leggerò domani, sui vostri giornali, che a Gaza è finita la tregua. Non era un assedio dunque, ma una forma di pace, quel campo di concentramento falciato dalla fame e dalla sete. E da cosa dipende la differenza tra la pace e la guerra? Dalla ragioneria dei morti? E i bambini consumati dalla malnutrizione, a quale conto si addebitano? Muore di guerra o di pace, chi muore perché manca l'elettricità in sala operatoria? Si chiama pace quando mancano i missili - ma come si chiama, quando manca tutto il resto? E leggerò sui vostri giornali, domani, che tutto questo è solo un attacco preventivo, solo legittimo, inviolabile diritto di autodifesa. La quarta potenza militare al mondo, i suoi muscoli nucleari contro razzi di latta, e cartapesta e disperazione. E mi sarà precisato naturalmente, che no, questo non è un attacco contro i civili - e d'altra parte, ma come potrebbe mai esserlo, se tre uomini che chiacchierano di Palestina, qui all'angolo della strada, sono per le leggi israeliane un nucleo di resistenza, e dunque un gruppo illegale, una forza combattente? - se nei documenti ufficiali siamo marchiati come entità nemica, e senza più il minimo argine etico, il cancro di Israele? Se l'obiettivo è sradicare Hamas - tutto questo rafforza Hamas. Arrivate a bordo dei caccia a esportare la retorica della democrazia, a bordo dei caccia tornate poi a strangolare l'esercizio della democrazia - ma quale altra opzione rimane? Non lasciate che vi esploda addosso improvvisa. Non è il fondamentalismo, a essere bombardato in questo momento, ma tutto quello che qui si oppone al fondamentalismo. Tutto quello che a questa ferocia indistinta non restituisce gratuito un odio uguale e contrario, ma una parola scalza di dialogo, la lucidità di ragionare il coraggio di disertare - non è un attacco contro il terrorismo, questo, ma contro l'altra Palestina, terza e diversa, mentre schiva missili stretta tra la complicità di Fatah e la miopia di Hamas. Stava per assassinarmi per autodifesa, ho dovuto assassinarlo per autodifesa - la racconteranno così, un giorno i sopravvissuti. E leggerò sui vostri giornali, domani, che è impossibile qualsiasi processo di pace, gli israeliani, purtroppo, non hanno qualcuno con cui parlare. E effettivamente - e ma come potrebbero mai averlo, trincerati dietro otto metri di cemento di Muro? E soprattutto - perché mai dovrebbero averlo, se la Road Map è solo l'ennesima arma di distrazione di massa per l'opinione pubblica internazionale? Quattro pagine in cui a noi per esempio, si chiede di fermare gli attacchi terroristici, e in cambio, si dice, Israele non intraprenderà alcuna azione che possa minare la fiducia tra le parti, come - testuale - gli attacchi contro i civili. Assassinare civili non mina la fiducia, mina il diritto, è un crimine di guerra non una questione di cortesia. E se Annapolis è un processo di pace, mentre l'unica mappa che procede sono qui intanto le terre confiscate, gli ulivi spianati le case demolite, gli insediamenti allargati - perché allora non è processo di pace la proposta saudita? La fine dell'occupazione, in cambio del riconoscimento da parte di tutti gli stati arabi. Possiamo avere se non altro un segno di reazione? Qualcuno, lì, per caso ascolta, dall'altro lato del Muro? Ma sto qui a raccontarvi vento. Perché leggerò solo un rigo domani, sui vostri giornali e solo domani, poi leggerò solo, ancora, l'indifferenza. Ed è solo questo che sento, mentre gli F16 sorvolano la mia solitudine, verso centinaia di danni collaterali che io conosco nome a nome, vita a vita - solo una vertigine di infinito abbandono e smarrimento. Europei, americani e anche gli arabi - perché dove è finita la sovranità egiziana, al varco di Rafah, la morale egiziana, al sigillo di Rafah? siamo semplicemente soli. Sfilate qui, delegazione dopo delegazione - e parlando, avrebbe detto Garcia Lorca, le parole restano nell'aria, come sugheri sull'acqua. Offrite aiuti umanitari, ma non siamo mendicanti, vogliamo dignità libertà, frontiere aperte, non chiediamo favori, rivendichiamo diritti. E invece arrivate, indignati e partecipi, domandate cosa potete fare per noi. Una scuola?, una clinica forse? delle borse di studio? E tentiamo ogni volta di convincervi - no, non la generosa solidarietà, insegnava Bobbio, solo la severa giustizia sanzioni, sanzioni contro Israele. Ma rispondete - e neutrali ogni volta, e dunque partecipi dello squilibrio, partigiani dei vincitori no, sarebbe antisemita. Ma chi è più antisemita, chi ha viziato Israele passo a passo per sessant'anni, fino a sfigurarlo nel paese più pericoloso al mondo per gli ebrei, o chi lo avverte che un Muro marca un ghetto da entrambi i lati? Rileggere Hannah Arendt è forse antisemita, oggi che siamo noi palestinesi la sua schiuma della terra, è antisemita tornare a illuminare le sue pagine sul potere e la violenza, sull'ultima razza soggetta al colonialismo britannico, che sarebbero stati infine gli inglesi stessi? No, non è antisemitismo, ma l'esatto opposto, sostenere i tanti israeliani che tentano di scampare a una nakbah chiamata sionismo. Perché non è un attacco contro il terrorismo, questo, ma contro l'altro Israele, terzo e diverso, mentre schiva il pensiero unico stretto tra la complicità della sinistra e la miopia della destra. So quello che leggerò, domani, sui vostri giornali. Ma nessuna autodifesa, nessuna esigenza di sicurezza. Tutto questo si chiama solo apartheid - e genocidio. Perché non importa che le politiche israeliane, tecnicamente, calzino oppure no al millimetro le definizioni delicatamente cesellate dal diritto internazionale, il suo aristocratico formalismo, la sua pretesa oggettività non sono che l'ennesimo collateralismo, qui, che asseconda e moltiplica la forza dei vincitori. La benzina di questi aerei è la vostra neutralità, è il vostro silenzio, il suono di queste esplosioni. Qualcuno si sentì berlinese, davanti a un altro Muro. Quanti altri morti, per sentirvi cittadini di Gaza?
Mustafa Barghouthi con Francesca Borri